Biografia di Édouard Manet
Édouard Manet nasce nel 1832 a Parigi e fin dalla giovane età dimostra molto interesse verso il disegno e la pittura.
Il padre, per distogliere il figlio da questa sua passione, lo imbarca per Rio de Janeiro, con la speranza di convincerlo a intraprendere la carriera di comandante navale.
Il viaggio si rivela stimolante per Manet, costituendo un vero e proprio fallimento per il padre.
Presso il pittore Thomas Couture Manet inizia la sua formazione artistica di tipo accademico (1850). L’allievo ben presto dimostra una forte insofferenza verso gli insegnamenti del maestro, tanto che nel 1856 lasciò l’atelier.
Nel 1861 conosce Edgar Degas con il quale strinse una importante amicizia che, nonostante le aspre divergenze degli anni successivi, costituirà il fulcro attorno al quale si riuniranno tutti i giovani artisti frequentatori prima del Cafè Guerbois e poi del Cafè de la Nouvelle Athènes.
Nel 1869 Manet, che non abbandonerà mai la pittura d’atelier, intensifica la propria produzione en plein air.
Negli anni l’artista soffre di frequenti crisi depressive e iniziano a manifestarsi i sintomi di una paralisi agli arti superiori. Egli dipinse senza posa fino alla morte.
Colazione sull’erba
Questo fu il dipinto che segnò l’inizio della carriera artistica di Manet. Venne esposto nel 1863 al Salon des Refusés.
“Colazione sull’erba” venne rifiutata perchè considerata sconveniente e non in linea con la pittura dell’accademia.
I critici, infatti, accusarono Manet di un comportamento che era del tutto estraneo sia al suo carattere che all’epoca. Rimasero sdegnati dal nudo femminile che l’artista dipinse in primo piano.
I visitatori per giorni si precipitarono per riuscire a vedere l’opera in discussione.
Émile Zola, amico ed estimatore di Manet, descrive la reazione delle persone davanti a quest’opera:
“Da ogni parte si sentiva il respiro ansimante di corpulenti gentiluomini e il rauco sibilo di signori allampanati e su tutto dominavano le stupide risatine flautate dalle donne. Nella parte opposta della sala un gruppo di giovani si contorceva dal ridere […] e una signora era stramazzata su una panca, le ginocchia strette, ansimando e sforzandosi di respirare col viso nascosto nel fazzoletto”.
A incitare così tante critiche non fu il nudo femminile, ma il fatto che quel nudo rappresentasse una ragazza del tempo e non una divinità classica.
Allo stesso modo di come i due uomini non vestivano con abiti rinascimentali.
La scena rappresenta una donna nuda in primo piano (anch’essa pittrice e modella prediletta da Manet).
A fianco a lei è seduto un uomo (uno dei fratelli di Manet). Di fronte ai due è possibile notare il secondo uomo (futuro cognato), il quale è semisdraiato con un braccio teso in avanti. Una seconda ragazza, in lontananza, si sta lavando in uno piccolo laghetto d’acqua.
I quattro personaggi risultano composte in un triangolo. L’attenzione si concentra sul cappello e sul vestito della giovane donna in basso a sinistra che, insieme al cestino di frutta, compongono una natura morta.
Il dissenso per questo dipinto non si limita solo a questo, ma anche dalla tecnica pittorica utilizzata dal pittore. Manet fu giudicato di non aver saputo usare la prospettiva e il chiaroscuro.
I colori utilizzati sono stesi con pennellate veloci e resi vivaci dall’accostamento di colori caldi e freddi. L’atmosfera è luminosa.
Con questo dipinto Manet si dichiara pittore di sensazioni e questo lo farà maestro di tutti quegli artisti della nuova generazione che da allora lo guarderanno come il vero ideatore dell’impressionismo.
Olympia
Nel 1865 espose quest’opera al Salon e ritornò alla ribalta artistica parigina riaffermarsi il portavoce di un modo nuovo di fare arte.
Il dipinto, evidentemente ispirato alla Venere di Urbino di Tiziano, è caratterizzato da una donna nuda su un letto disfatto, riprendendo la tematica della serva nera che alludeva alla prostituzione.
Ai piedi della donna è presente un gatto nero. Una domestica di colore giunge a lei reggendo un mazzo di fiori, dono di qualche ammiratore. I fiori sono simbolo di vanità (tempo che passa).
Lo scandalo fu anche in questo caso duplice. Venne immediatamente criticata la scelta del soggetto, da tutti ritenuto volgare, perchè si trattava di una prostituta sul posto di lavoro.
In secondo luogo si tornò a contestare la tecnica pittorica adottata da Manet, criticandolo di non sapere utilizzare il chiaroscuro e di usare i colori in modo primitivo e pasticciato.
Il corpo quasi goffo della ragazza appare privo delle morbide sinuosità con le quali i pittori accademici caratterizzavano tutti i nudi femminili di eroine storiche o di vanità mitologiche.
Il nome stesso Olympia era molto diffuso come nome d’arte di molte prostitute di alto borgo e ballerine parigine dell’epoca.
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