Le caratteristiche del Diaframma
diaframma (ant. diafragma) s. m. [dal lat. tardo diaphragma, gr. διάϕραγμα, der. di διαϕράγνυμι o διαϕράσσω «separare»] – Elemento (chiuso o provvisto di aperture) che serve a dividere un ambiente, una cavità, un recipiente in parti, o a limitare la portata di correnti fluide, l’ampiezza di fasci luminosi, e simili, dall’uno all’altro degli scomparti da esso determinati. • diaframma ad apertura variabile assai diffuso nelle macchine fotografiche, così detto perché la sua funzione è analoga a quella che nell’occhio svolge l’iride. Con riferimento a macchine fotografiche: aprire il diaframma, aumentarne l’apertura (con spostamento dell’indice su valori numerici più piccoli), così da rendere più luminosa l’immagine sulla pellicola o sul vetro smerigliato e più ridotta la profondità di campo; chiudere il diaframma, diminuirne l’apertura, spostando l’indice su valori numerici maggiori, così da rendere l’immagine più oscura e più ampia la profondità di campo.
Da Vocabolario Treccani
Stiamo parlando di uno dei meccanismi che tutte le fotocamere (reflex, digitali, analogiche, compatte, ecc) offrono: il diaframma. Esso viene indicato con la sigla “f/” e seguito da un valore numerico.
La sua funzione principale è quella di regolare la quantità di luce al momento dello scatto fotografico, incidendo sulla profondità di campo.
Il sensore o la pellicola per creare un’immagine devono, quindi, essere colpiti da una certa quantità di luce.
Se entrerà più luce (Es: f/5.6) starà ad indicare che stiamo fotografando una situazione abbastanza scura o buia. Nello scatto fotografico, quindi, non tutti i piani saranno a fuoco.
Al contrario, con un diaframma molto chiuso, (Es: f/22) tutti i piani saranno perfettamente a fuoco e nitidi e la scena non necessita di ulteriore luce.
I numeri f/stop indicano il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro dell’obiettivo.
Chiudendo l’apertura il diametro diminuisce facendo entrare poca luce.
Gli Obiettivi: classificazione e peculiarità
Gli obiettivi manuali sono contrassegnati da un valore f/stop, partendo, per esempio, da un’apertura massima di f/1.8 passando per f/2.8, f/4, f/5.6, f/8, f/11, f/16 fino a f/22.
Riducendo l’apertura, la quantità di luce si dimezza ad ogni “stop”, perciò a f/4 entra il doppio della luce rispetto a f/5.6.
Negli obiettivi zoom, invece, l’apertura massima cambia a seconda della lunghezza focale.
obiettivo agg. e s. m. [dal lat. mediev. obiectivus, der. di obiectum: v. oggetto]. • Sistema ottico centrato convergente (propr. o. ottico), costituito da una lente o da un sistema di lenti (o. diottrico), di specchi (o. catottrico), oppure di lenti e specchi (o. catadiottrico), avente la funzione di dare di un oggetto un’immagine reale, rimpicciolita o ingrandita, destinata a essere osservata mediante un oculare o raccolta su uno schermo (nel caso di apparecchi di proiezione) o su un’emulsione sensibile (nel caso di una macchina fotografica o di una macchina da presa cinematografica o di un ingranditore), oppure a essere convertita elettronicamente in un segnale elettrico, registrato magneticamente o trasmesso (nel caso di una telecamera). In partic., gli o. fotografici sono costituiti da una montatura (in cui sono inseriti, oltre alle lenti, il diaframma e, talvolta, l’otturatore), attorno alla quale sono applicate più ghiere, la cui rotazione consente di regolare la messa a fuoco, l’apertura del diaframma e, eventualmente, i tempi di esposizione; si distinguono in base alla apertura relativa massima (espressa come rapporto tra la lunghezza focale e il diametro del foro del diaframma a tutta apertura), il cui valore è tanto minore quanto più luminoso è l’obiettivo, e in base alla lunghezza focale (espressa in millimetri), alla quale risulta inversamente proporzionale l’angolo di campo (cioè l’angolo formato dalle due rette passanti per il centro ottico dell’obiettivo e per i due estremi del diametro del campo circolare di cui l’obiettivo fornisce l’immagine); gli obiettivi fotografici si dividono quindi in o. grandangolari (lunghezza focale breve e angolo di campo maggiore di 60°), o. normali (angolo di campo di circa 50°, simile a quello dell’occhio umano) e teleobiettivi (grande lunghezza focale e angolo di campo ridotto). Sono inoltre detti o. automatici quelli che consentono di eseguire la messa a fuoco alla massima apertura del diaframma, il quale si chiude, secondo il valore impostato, allorché si preme il pulsante di scatto; o. autofocus, quelli che incorporano un dispositivo autofocus (v.); per gli o. a occhio di pesce, v. fish-eye; per gli o. a focale variabile, v. zoom. O. elettronico, lente elettronica, elettrica o magnetica, che in un dispositivo di ottica elettronica (per es., un microscopio elettronico) svolge una funzione analoga a quella dell’obiettivo di uno strumento ottico. • Nell’uso com., il termine indica soprattutto l’obiettivo della macchina fotografica o cinematografica: mettere a fuoco l’obiettivo.
Da Vocabolario Treccani
Capire il funzionamento degli obiettivi vi permetterà di avere un maggiore controllo e un’ampia gamma di soluzioni creative.
Tutte le ottiche svolgono la stessa funzione: mettono a fuoco un soggetto e regolano la quantità di luce che entra, utilizzando un’apertura f/.
Dotati di AF (Autofocus), stabilizzatore d’immagine (IS) e regolazioni manuali dei diaframmi.
Gli obiettivi sono costituiti da una serie di lenti che lavorano contemporaneamente per creare immagini nitide e sono caratterizzati dalla lunghezza focale e dall’apertura massima del diaframma.
Essi si trovano davanti al corpo della macchina, ed è possibile cambiare ottica, a seconda del tipo di taglio fotografico scelto.
Se è tutto chiaro fino ad ora, sarà molto semplice capire le caratteristiche tecniche delle differenti tipologie di obiettivo.
Essi sono raggruppati in base alla loro lunghezza focale, dividendosi nelle Full frame in:
- Super teleobiettivi (oltre 300 mm)
- Teleobiettivi (300-135 mm)
- Teleobiettivi medi (135-85 mm)
- Standard (50 mm)
- Grandangolari (28-24 mm)
- Ultragrandangolari (20-16 mm)
Nelle macchine fotografiche non Full Frame, la lunghezza focale varia a seconda della grandezza del sensore!
Gli obiettivi zoom permettono di modificare la lunghezza focale e sono utili per riprendere dal vivo eventi di cronaca o sportivi e nelle situazioni dove è necessario cambiare inquadratura velocemente. Uno zoom compre una gamma focale che va dal grandangolo al dettaglio.
Gli obiettivi a focale fissa non consento di cambiare lunghezza focale.
Essi hanno una qualità d’immagine superiore, perché riducono la distorsione e hanno una resa migliore in condizioni di poca illuminazione.
Ne fanno parte le ottiche macro, per riprese molto ravvicinate, e gli obiettivi fisheye, per inquadrature ultra grandangolari.
Questo (in alto) è un esempio di scatto fotografico realizzato con un’ottica fissa macro.
Questo, invece, è un esempio di scatto fotografico realizzato con un’ottica fissa fisheye.
Angolo di campo
L’angolo di campo dipende dalla lunghezza focale e dalla dimensione del sensore della macchina. Più grande è il sensore, più ampio è l’angolo di campo.
Perciò un obiettivo standard 50 mm su un sensore a pieno formato avrà un angolo di campo più ampio rispetto a quello che avrebbe una macchina fotografica con sensore ridotto.
I teleobiettivi hanno problemi con la profondità di campo, ma hanno un angolo di campo ridotto. Questa tipologia di obiettivo permette di catturare l’immagine stando lontano dal soggetto, senza intralciare la scena.
I grandangolari, invece, sono ottimi per effettuare panoramiche. Essi hanno un buon angolo di campo.
I filtri e il matte box
Per creare effetti particolari da riprodurre in post-produzione è necessario filtrare la luce che raggiunge l’obiettivo. I filtri e i matte box vengono utilizzati per ridurre velature, riflessi e bagliori indesiderati, migliorando le immagini.
I filtri possono essere montati direttamente sull’obiettivo (filtri filettati) oppure inseriti in un matte box, fissato alla struttura della macchina fotografica con delle staffe.
I filtri migliori sono molto sottili e proteggono solamente dalla polvere.
Quelli più comuni sono gli UV (ultravioletto) o skylight, studiati per ridurre la foschia atmosferica.
Il polarizzatore è un filtro molto utile per le riprese in esterna, soprattutto vicino all’acqua: elimina i riflessi. Esso consente di vedere attraverso l’acqua o attraverso i finestrini di un’automobile.
I filtri ND (a densità neutra) possono essere uniformi o graduati, con gradazioni ai bordi più nette e sfumate. Essi non influiscono sul colore della luce e consentono di aprire i diaframmi per regolare la profondità di campo.
Questi filtri, perciò, riducono l’intensità della luce soltanto in una parte della scena, di solito il cielo.
Questo è uno degli effetti che si possono ottenere dal matte box.
Il matte box permette di ridurre riflessi e bagliori, impedendo alla luce di raggiungere l’obiettivo. Esso Esso permette di poter montare differenti filtri contemporaneamente, consente, ad esempio, di utilizzare in serie filtri ND per ridurre maggiormente la luce.
L’aletta superiore, in genere, è usata per bloccare i raggi del sole o di un’altra fonte luminosa che proviene dall’alto.
Le alette ai lati vengono utilizzate, invece, per eliminare le infiltrazioni laterali.
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