“La natura è una cosa, la pittura un’altra”, scriveva Pablo Picasso concludendo provocatoriamente che “la pittura è dunque un equivalente della natura”.
In questa affermazione sta tutto il significato del Cubismo, una delle prime e più significative Avanguardie storiche della quale Picasso, insieme a Georges Braque, fu uno dei padri fondatori.
Porre pittura e natura sullo stesso piano significa attribuire alla pittura grandissima autonomia e dignità.
I pittori cubisti non cercano di compiacere l’occhio degli spettatori, imitando la realtà né, come facevano gli Impressionisti, tentando di interpretare le suggestioni.
Essi, invece, si sforzano di costruire una realtà nuova e differente, non necessariamente simile a quella che tutti conoscono.
La realtà cubista, d’altra parte, cerca di tenere conto anche del fattore del tempo, una variabile che pur essendo di fondamentale importanza nella vita di tutti i giorni, è assai difficile da rappresentare con i mezzi delle arti figurative.
Il nome stesso del movimento deriva dall’uso cubista di scomporre la realtà in piani e volumi elementari.
Riprendendo alcuni commenti negativi di Matisse, il critico Louis Vauxcelles, che già aveva coniato in senso dispregiativo il termine Fauves, definì ironicamente alcuni paesaggi di Braque come composti da banali cubi.
Fu così che anche il Cubismo, come già l’Impressionismo, una volta assunto il nome che gli era stato attribuito, ne fece il simbolo della più grande rivoluzione artistica del secolo.
Anzi, a differenza degli Impressionisti, che non condivisero mai pienamente quel nome, i Cubisti accettarono il proprio in modo così totale da continuare ad identificarsi in esso anche quando il movimento si sciolse e i vari componenti seguirono strade e ispirazioni autonome.
La data di inizio del Cubismo si fa convenzionalmente risalire al 1907, anno nel quale Picasso dipinge Les demoiselles d’Avignon.
In quello stesso anno si tiene a Parigi una grande mostra retrospettiva dedicata a Cézanne, la cui pittura, tesa a “trattare la natura attraverso il cilindro, la sfera, il cono“, eserciterà uno stimolo fondamentale sul Cubismo.
Lo stimolo di Cézanne sul Cubismo
Lo spazio pittorico di Paul Cézanne costituisce l’indispensabile premessa alla grande rivoluzione cubista.
Già intorno al 1885 il grande pittore francese, individua i soggetti dei suoi dipinti attraverso piccole pennellate di colore giustapposte, che riducono la percezione della realtà a un fitto conglomerato di coloratissimi volumi elementari e solidamente interconnessi.
Sul finire del secolo il gioco dei volumi diventa ancora più evidente e più essenziale.
Il Cubismo analitico
Il periodo di massimo splendore del movimento inizia intorno al 1909. È il momento del cosiddetto Cubismo analitico, consistente nello scomporre i semplici oggetti quotidiani (bottiglie, bicchieri, strumenti musicali, carte da gioco, ecc) secondo i principali piani che li compongono.
Tali piani, variamente ruotati, incastrati e sovrapposti, vengono poi distesi e ricomposti sulla tela in modo concettualmente analogo e nel cubo.
I colori impiegati sono solitamente terrosi e di tonalità neutra, in modo da non interferire con la comprensione delle forme.
Il Cubismo sintetico
Tra il 1912 e il 1913 Braque e Picasso indirizzano le loro ricerche verso una ricomposizione degli oggetti precedentemente frammentati in oggetti nuovi e spesso fantastici che, pur mantenendo qualche analogia con quelli originali, vivono una loro realtà autonoma caratterizzata anche dall’uso di colori brillanti e volutamente non verosimili.
Si arriva così alla fase del Cubismo sintetico, nella quale si attua quella innovativa equivalenza tra pittura e natura. A questo punto l’artista arriva a creare forme e situazioni che non hanno più alcun rapporto con quelle già note.
Papiers Collés e collages
Per sottolineare ulteriormente il differente uso che è possibile fare dei frammenti di realtà derivati dalla scomposizione analitica, Braque inventa la tecnica dei papiers collés (carte incollate) e Picasso quella dei collages (incollaggi), strumenti espressivi che verranno poi ripresi anche in ambito surrealista e, successivamente, in varie esperienze artistiche del dopoguerra.
Nel primo caso vengono applicati sulla tela ritagli di giornale e di carta da parati di varie qualità e colori, mentre nel secondo si utilizzano anche materiali eterogenei quali stoffa, paglia, gesso o legno.
In questo modo i due artisti tentano di scindere la forma dal colore, utilizzando magari un ritaglio di stoffa per definire un oggetto di tutt’altra natura.
Con papies collés e collages, in altre parole, si rende evidente che il colore, pur agendo simultaneamente alla forma che lo contiene, è assolutamente distinto da essa.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale mette bruscamente fine alla grande stagione del Cubismo.
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