Il contesto
Nel 1924 il poeta Andrè Breton redigeva il “Manifesto del Surrealismo”, nel quale si esaltavano l’inconscio e la casualità: due elementi in grado di fornire un nuovo significato alla realtà quotidiana di tutti i giorni.
Questo movimento artistico-culturale non è altro che una continuazione del “DaDa”.
Si privilegiano aspetti propositivi e liberatori presenti nell’inconscio e nell’esperienza del sogno, capace, secondo i surrealisti, di rivelare la natura delle cose.
Saranno numerosi infatti gli artisti surrealisti provenienti dal Dadaismo, come Man Ray, Max Ernst, Francis Picabia e numerosi saranno i fotografi che aderiranno a questa tendenza.
Molti furono gli artisti che anche solo per un breve periodo, si avvicinarono alla poetica surrealista.
La fotografia
La fotografia era vista dai surrealisti come uno dei mezzi più efficaci per far emergere gli aspetti più profondi e sorprendenti della quotidianità.
Evidenziare, soprattutto, l’ambiguità delle immagini di cui è costituita la realtà, è uno degli aspetti principali di queste opere.
Possiamo dire che la fotografia surrealista non ha un carattere ben definito stilisticamente, perchè questo mezzo viene utilizzato a seconda delle esigenze.
L’oggetto fotografato diviene apparizione misteriosa, ambigua e spesso inspiegabile attraverso la sola ragione. Non è più banale!
Man Ray è sicuramente uno tra i maestri del Surrealismo più riconosciuti. Egli, nel corso degli anni Trenta, realizza una serie di immagini “solarizzate” che sono oggi considerate emblemi di questa Avanguardia storica.
La Solarizzazione è una tecnica fotografica che disegna in negativo il profilo delle forme, trasformandole in elementi misteriosi e facendo apparire un alone di luce attorno ad esse.
Tra le tecniche maggiormente usate dai surrealisti si trova il collage, che permette di inventare la realtà con la combinazione di diverse immagini.
Dalla tecnica del collage si servirono di poeti come Breton e pittori come Dalì, tanto da renderla un autentico simbolo del Surrealismo.
Molto significativa fu l’esperienza di Brassaï, fotografo che riprese Parigi di notte, dedicando alla città un famoso volume di fotografie nel 1933.
Immagini dirette, non post-prodotte, che davano alla capitale francese un’immagine completamente diversa da quella a cui erano abituati.
Famose sono inoltre le serie di graffiti che Brassaï fotografa sui muri di Parigi, cogliendo un aspetto della realtà che trasforma l’aspetto della città in un luogo sconosciuto, ancora da scoprire.
Parigi fu il soggetto principale anche per un altro importantissimo fotografo, Eugène Atget. Egli era attivo molti anni prima della nascita del Surrealismo, ma grazie a questo movimento artistico venne scoperto, diventando così molto famoso.
Le sue fotografie riprendono una Parigi misteriosa, fatta di vetrine di negozi in cui si riflettono i passanti, di insegne commerciali e di edifici.
Fu la giovane Berenice Abbott, fotografa che era stata assistente di Man Ray, a farlo conoscere.
Ella inoltre spinse Breton a pubblicare nella rivista “La rivolution surrealiste” alcune immagini di Atget (1926).
Molto importante è infine il caso di un altro grande fotografo, Hans Bellmer.
Bellmer iniziò un procedimento molto particolare, nel 1933 costruì una bambola e dopodiché iniziò a fotografarla nelle più svariate pose, realizzando così un modello unico e inconfondibile.
Se vuoi saperne di più sul Surrealismo, movimento artistico-culturale delle Avanguardie storiche, consulta questi libri:
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