Oggi giorno l’obiettivo di gran parte dei fotoritocchi visibili sul web e non solo è quello di riuscire a ricreare il mitico “effetto pellicola“, caratterizzato da colori caldi e intensi, una bassa profondità di campo, da una fotografia scura e poco contrastata e da inquadrature e composizioni tipiche del cinema. Segui questo articolo passo dopo passo per comprendere al meglio come funziona questo effetto.
I film esistono sin dalla nascita del cinema, dalle prime macchine da presa a manovella, le cui frequenze dei fotogrammi erano imprevedibili e acceleravano o rallentavano l’azione agli attuali complessi lungometraggi, ricchi di effetti visivi.
Proiettare luce attraverso una serie di fotogrammi su una bobina di pellicola conserva un certo fascino.
C’è una sensibilità autentica e particolare per il colore, la grana è visibile e nelle scene si alterna un’ampia gamma di livelli di luce.
Le scene presentano profondità e dettaglio, dove è possibile notare alcune imperfezioni, sotto forma di graffi e polvere, causate dal proiettore o dalla macchina da presa.
In breve, questo è l'”effetto pellicola” e lo scopo è quello di cercare di riprodurre buona parte di queste caratteristiche, polvere e graffi esclusi, a meno che non siano voluti.
Come riconoscere un video digitale?
Fino a qualche anno fa era molto semplice distinguere un video digitale da un film, per la sua profondità di campo molto estesa, per la minore gamma dinamica e perchè spesso le alte luci erano bruciate e le immagini molto rumorose, in condizioni di scarsa luce.
Le videocamere erano in grado di riprendere solo in modalità interlacciata, studiata per la riproduzione su televisione, e ciascun fotogramma era elaborato da due campi.
Il sistema interlacciato andava bene per la televisione analogica e per i monitor CRT, Cathode Ray Tube (a tubo catodico), che davano una percezione del movimento migliore e meno tremolante, ma non era in grado di riprodurre l’effetto del movimento a 24 fps.
Che cosa lo fa sembrare una pellicola?
Con la nascita degli adattatori per obiettivi 35 mm, per gestire la profondità di campo, seguiti dalla comparsa delle reflex digitali video e dalle videocamere con grandi sensori, queste differenze sono ormai scomparse.
Un sensore più grande ha permesso ai filmaker indipendenti di controllare la profondità di campo utilizzando la messa a fuoco selettiva per isolare il primo piano dallo sfondo.
Le videocamere che registrano in modalità progressiva a 24p e 25p, riproducono lo stesso effetto del movimento prodotto dalle macchine da presa a pellicola, ma hanno gli stessi inconvenienti e occorre prestare particolare attenzione alla velocità della panoramica, per evitare le riprese mosse.
La capacità di riprendere ad alti ISO e migliori algoritmi nei sensori, ha dato ottimi risultati in condizioni di luce scarsa, ma per farlo assomigliare alla pellicola è ancora necessario illuminare la scena in quel modo, il che significa che dovrai utilizzare, se possibile, moltissime luci.
La gamma dinamica rimane un problema nelle riprese digitali a causa della ridotta latitudine di esposizione (la differenza tra le arre scure e le aree chiare), se paragonata a quella della pellicola, dovuta soprattutto al mondo in cui il sensore digitale gestisce le luci molto intense.
Le macchine da ripresa digitali di fascia lata come la RED e la Arri Alexa, tuttavia, hanno aumentato la gamma dinamica, memorizzando i dati in RAW, utilizzando algoritmi del sensore più evoluti e usando la tecnica HDR, High Dinamic Range (alta gamma dinamica) per le riprese video.
Molte videocamere dispongono di impostazioni predefinite e di regolazioni delle curve di correzione della gamma tonale e delle matrici di colore, che consentono di ricreare l’effetto in macchina.
Grazie alle impostazioni che riproducono l’aspetto della pellicola e ai preset scaricabili gratuitamente in rete è semplice sperimentare i diversi effetti prima di iniziare le riprese.
Come ricreare l’effetto pellicola in post-produzione?
Gli strumenti di post-produzione che consentono di aggiungere la grana, di simulare il colore e la gamma tonale della pellicola sono utili per completare l’effetto.
Ci sono filtri che permettono di gestire l’aggiunta di graffi, rumore, polvere, macchie di sporco e di acqua e di riprodurre malfunzionamenti del proiettore, come l’ondeggiamento della pellicola, gli sfarfallii e i fotogrammi fuori sincro.
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