In geometria il punto è il più semplice degli enti geometrici ed esiste solo in astratto, perché non ha dimensioni: nessuna larghezza, lunghezza o spessore.
Quando parliamo del punto, occupandoci del linguaggio visivo, ci riferiamo alla più semplice delle forme visive che tuttavia possiede una sua concretezza. Possiamo quindi affermare che anche il più semplice segno lasciato da una matita appuntita è una forma.
Gli artisti hanno spesso utilizzato questo segno come unità principale delle loro opere. Punti della stessa dimensione posizionati in file ordinate comunicano un senso di calma, accuratezza e stabilità. Punti di dimensioni e colori differenti ordinati in modo non omogeneo, formano composizioni mosse, instabili e irrequiete.
Approfondiamo quindi le capacità espressive delle composizioni che utilizzano quasi esclusivamente il punto.
Osservando con una lente di ingrandimento le fotografie su libri e giornali quotidiani, sarà molto semplice rilevare come per il procedimento di retinatura utilizzato nella stampa, l’immagine sia composta da una grande quantità di punti disposti più o meno vicini gli uni agli altri.
Il punto di V. Kandinskij
Tra gli studi teorici più interessanti ricordiamo qui il contributo di V. Kandinskij.
Kandiskij, fondatore del movimento denominato “Der Blaue Reiter”, dette un contribuito teorico scrivendo due libri “Lo spirituale nell’arte” (1911) e “Punto, linea, superficie” (1926).
Il punto è un piccolo mondo, separato da tutte le parti in modo più o meno uniforme, quasi strappato del circostante [...] D’altra parte il punto si regge ben fermo al suo posto e non mostra la minima inclinazione a muoversi in una qualunque direzione, né orizzontale, né verticale [...] Solo la tensione concentrica manifesta la sua affinità al cerchio [...] Il punto fa presa sulla superficie di fondo e vi si stabilisce per sempre. Così esso è internamente la più concisa affermazione stabile, che sorge breve, ferma e rapida. Perciò il punto deve essere considerato, in senso eterno e interno, l’elemento originario della pittura e specialmente della “grafica”.
V. Kandinskij da “Punto, linea, superficie" (1926).
Kandisky Wassily, Zig Zag, 1686
Pointillisme
La tecnica pittorica che consisteva in piccoli punti di colore è stata largamente impiegata alla fine del 1800 dai pittori post impressionisti, in particolare in Francia dai pointillistes, ossia puntinisti.
I fondatori di questo movimento furono Georges Seurat e Paul Signac.
I puntinisti riproducevano nelle loro opere forma, colore e qualità degli oggetti osservati nella realtà mediante l’accostamento di tanti puntini di colori puri.
La tecnica si basa sulle teorie cromatiche del chimico Chevreul con il “principio del contrasto simultaneo” secondo il quale se si accostano due colori complementari la luminosità di ognuno viene esaltata. In sostanza la retina del nostro occhio percepisce le immagini ricomponendo singoli punti senza bisogno che i colori vengano mescolati o amalgamati sulla tavolozza.
Paul Signac La sala da pranzo, 1886-1887
Divisionismo
Il Divisionismo è un movimento pittorico italiano sviluppatosi a cavallo tra Ottocento e Novecento.
L’intento era quello di rappresentare in modo fedele la percezione e gli effetti della luce. La tecnica prevedeva quindi la resa delle diverse tonalità e sfumature naturali attraverso l’accostamento di colori puri, sull’esempio del puntinismo.
Tale movimento, tuttavia, si allontanò dal rigore scientifico che stava alla base della scomposizione del colore operata dagli artisti pointilliste.
Tra gli artisti ricordiamo: Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Gaetano Previati.
Pop Art
La Pop Art è un movimento artistico affermatosi negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Il nome deriva da Popular Art ossia arte popolare e rappresentava l’odierna società di massa, propria della comunicazione commerciale, cinematografica, televisiva e della stampa periodica.
Questo movimento accomuna gli artisti della corrente Pop all’attenzione per l’oggetto insignificante, l’immagine banale e la situazione ordinaria, considerati ormai come parte integrante della vita e dell’immaginario collettivo e, quindi, osservati senza evidenti intenti critici o polemici.
Le prime opere a tinte forti realizzati con colori acrilici (colori della cartellonistica pubblicitaria), riproducevano bottiglie di birra, lattine, strisce di fumetti, segnali stradali e oggetti di consumo.
Tra gli artisti troviamo Andy Warhol e Roy Lichtenstein.
A. Warhol Campbell’s Soup Cans, 1962
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