{"id":5625,"date":"2020-03-31T10:23:34","date_gmt":"2020-03-31T08:23:34","guid":{"rendered":"https:\/\/demo.paolareghenzi.it\/index.php\/2020\/03\/31\/il-manifesto-dalle-origini-fino-ai-giorni-nostri\/"},"modified":"2021-01-01T22:32:28","modified_gmt":"2021-01-01T21:32:28","slug":"il-manifesto-dalle-origini-fino-ai-giorni-nostri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/paolareghenzi.it\/storia-dei-nuovi-media\/il-manifesto-dalle-origini-fino-ai-giorni-nostri\/","title":{"rendered":"Il Manifesto: dalle origini fino ai giorni nostri"},"content":{"rendered":"\t\t
La nascita del manifesto pubblicitario<\/strong>, generato come pannello asportabile destinato alla promozione di un prodotto, di una marca o di un evento, risale alla seconda met\u00e0 del XIX secolo.<\/p>\n Le forme di comunicazione pubblicitaria passate percepiscono alcuni dei tratti distintivi del manifesto moderno, ma solo nel trambusto della Francia dell’800<\/a> verranno definiti alcuni aspetti che determineranno il cartellone pubblicitario<\/strong> e la comunicazione commerciale<\/strong> fino ai giorni nostri.<\/p>\n L’origine della parola “manifesto<\/strong>” \u00e8 facilmente collegabile al verbo manifestare vale a dire far conoscere, rendere noto. Lo stesso non accade nella lingua francese (affiche<\/strong>) ed in quella inglese (poster<\/strong>). Il vocabolo “manifesto”, inteso come atto di manifestare e comunicare, pone la locandina pubblicitaria in posizione di continuit\u00e0 con una serie di strumenti pubblicitari che l’hanno anticipato.<\/p>\n Il manifesto \u00e8 uno strumento che porta a conoscenza di un numero ampio di persone un avvenimento, un’attivit\u00e0 commerciale, una legge, mediante la pubblica esposizione. Sia il vocabolo francese “affiche” che quello inglese “poster”, invece, omettono questi mezzi di comunicazione.<\/p>\n Solo con la diffusione della stampa a caratteri mobili<\/strong>, ideata da Gutenberg nel XV secolo, appaiono le prime affissioni prodotte in pi\u00f9 copie identiche. Il manifesto allora inizia ad assumere un valore maggiore, tanto a livello politico, quanto commerciale e culturale. Inizia nei primi anni dell’800 un ricordo pi\u00f9 consapevole all’affissione come strumento di comunicazione pubblicitaria e quindi di aumento delle vendite e diffusione del marchio.<\/p>\n Gi\u00e0 agli inizi del XIX secolo sui muri delle maggiori citt\u00e0 europee ed americane si potevano vedere manifesti in bianco e nero<\/strong>. Pubblicizzavano i primi prodotti industriali ed erano definiti da una scrittura tipografica compatta e lineare.<\/p>\n La presenza del colore <\/strong>viene introdotta dalle locandine teatrali, le quali, stampate da ogni teatro su fogli di diverso colore, lasciavano al pubblico la possibilit\u00e0 di individuare, ancor prima di leggere la locandina, il luogo presso il quale si sarebbe svolto lo spettacolo.<\/p>\n La mostra del 1874<\/a> organizzata nello studio del fotografo Nadar a Parigi, ufficializza l’esplosione di un movimento artistico, che gi\u00e0 da qualche anno iniziava a contrastare con le sue proposte innovative la pittura accademica. Si tratta del movimento dell’impressionismo<\/a><\/strong> e il crescente interesse verso l’arte giapponese<\/strong> che portava alla ribalta un nuovo uso del colore e, soprattutto, dell forma che avrebbe trovato nell’invenzione della cromolitografia<\/strong> lo strumento ideale per condurre l’arte nella comunicazione pubblicitaria.<\/p>\n Sono gli editori i primi ad utilizzare i manifesti per pubblicizzare i loro romanzi, seguiti da circhi, cabaret e teatri.<\/p>\n Le figure pi\u00f9 importanti per lo sviluppo del manifesto moderno sono sicuramente Jules Ch\u00e9ret<\/strong><\/a> e Henry de Toulouse-Lautrec<\/a><\/strong>.<\/p>\n Ch\u00e9ret <\/strong>dedica tutta la sua produzione alle affiches, determinando l’evoluzione tecnica del manifesto moderno. Nascono manifesti pubblicitari di grandi dimensioni, i quali rinunciarono al solito formato verticale per prediligere quello orizzontale, perch\u00e8 pi\u00f9 facile da collocare e ben visibile se messo in posizioni funzionali. La tecnica, invece, registra la diffusione della stampa offset.<\/p>\n In Francia nasce lo slogan<\/strong>, breve fase usata in un contesto commerciale come espressione rapidamente memorizzabile e associabile al bene di consumo. Si assiste allo sviluppo dell’Affiche nel periodo dell’Art Nouveau<\/a><\/strong>. I nuovi artisti erano protesi verso una rappresentazione pi\u00f9 simbolica, distaccata dalla realt\u00e0. Ci\u00f2 \u00e8 visibile anche nel percorso di Alphonse Mucha<\/strong><\/a> (pittore e illustratore ceco).<\/p>\n La passione per il giapponismo incise profondamente sul gusto del tempo, segnando in modo indelebile stile degli artisti Art Nouveau, fortemente attratti dall’appiattimento bidimensionale, dai tagli compositivi inediti e dal rapporto tra pieni e vuoti.<\/p>\n I due grandi settori in cui opera la grafica italiana sono il cartellonismo<\/strong> e la grafica editoriale<\/strong>, soprattutto per le riviste letterarie e artistiche o le illustrazioni di libri per ragazzi. Basti ricordare alcuni protagonisti come Adolfo Hohenstein e Leonetto Cappiello.<\/p>\n Grazie alle officine cromolitografiche \u00e8 stato possibile lo sviluppo e la buona diffusione del manifesto in Italia, come la Casa Ricordi<\/strong>, fondata a Milano nel 1808 con lo scopo di produrre edizioni musicali e che dal 1885 inizia a stampare manifesti artistici e pubblicitari.<\/p>\n In questo periodo, i pubblicitari sono fortemente influenzati dagli studi sulla psiche umana. Come la prima, anche la Seconda Guerra Mondiale viene combattuta attraverso i manifesti<\/a>. A differenza di quelli precedenti, i manifesti, non avranno pi\u00f9 bisogno di nascondere la violenza di quegli avvenimenti, ma al contrario mostrarle divenne simbolo di forza.<\/p>\n Negli anni Venti inizia a prendere pi\u00f9 importanza nell’arte una tendenza sempre pi\u00f9 accentuata verso il funzionale, che impiegher\u00e0 anche il disegno dei manifesti. Questo orientamento \u00e8 particolarmente evidente nella famosa scuola d’arte e di mestieri<\/a> fondata da Walter Gropius a Weimar all’inizio del 1919.<\/p>\n Il manifesto deve essere chiaro e leggibile al fine di essere comprensibile anche a chi sta viaggiando in auto.<\/p>\n Grandi sperimentazioni si realizzarono, ad esempio, nel campo del lettering ovvero nello studio dei caratteri pi\u00f9 appropriati al manifesto pubblicitario. A cavallo degli anni ’20 e ’30 la Francia \u00e8 attraversata da quella rivoluzione estetica conosciuta come Art D\u00e9co<\/strong>, in riferimento alla grande esposizione “Des Arts D\u00e9coratifs” svoltasi a Parigi nel 1925.<\/p>\n Dal punto di vista formale, questo stile, si pone in una posizione di continuit\u00e0 con l’Art Nouveau <\/a>ereditandone alcune caratteristiche, soprattutto dallo Jugendstil viennese<\/a>, di cui accentua i caratteri verso un decorativisimo di tipo geometrico.<\/p>\n Tra i grafici pi\u00f9 rappresentativi possono essere nominati Jean Carlu, Paul Colin, Mario Sironi, Marcello Nizzoli, Severo Pozzati e Cassandre.<\/p>\n A livello internazionale, il mondo delle imprese ha sviluppato una maggiore consapevolezza delle difficolt\u00e0 insite nei processi di comunicazione e ha comunicato pertanto a cercare le modalit\u00e0 con le quali si era sempre rivolto ai consumatori.<\/p>\n Va considerato inoltre che la fruizione dei contenuti dei programmi televisivi avviene oggi da parte degli spettatori in maniera crescente secondo tempi differenti e personalizzati, il che consente spesso di saltare i messaggi pubblicitari. A ci\u00f2 va aggiunto che il processo di frammentazione delle audiences ha riguardato negli ultimi anni non pi\u00f9 soltanto la televisione, ma l’intero mondo dei media. La pubblicit\u00e0 ha dovuto per\u00f2 imparare anche a “fare un passo indietro”. Ha dovuto sfruttare la possibilit\u00e0 d’interazione offerte da internet e dai mezzi di comunicazione pi\u00f9 avanzati per interagire al meglio con il consumatore.<\/p>\n In Italia la pubblicit\u00e0 ha continuato per\u00f2 a presentarsi prevalentemente nelle sue forme tradizionali, con diverse serie di spot televisivi divertenti e programmatici con elevata frequenza, ma anche di modesto livello qualitativo. Per qualsiasi dubbio, chiarimento oppure se l\u2019articolo ti \u00e8 piaciuto non esitare a commentare qui sotto.<\/p>\n Ti invito a seguire le mie pagine social (sempre che tu non l\u2019abbia gi\u00e0 fatto). <\/p>\n <\/p>\n <\/p>\t\t\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t<\/section>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La nascita del manifesto pubblicitario, generato come pannello asportabile destinato alla promozione di un prodotto, di una marca o di un evento, risale alla seconda met\u00e0 del XIX secolo. 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Manifesto come mezzo di comunicazione, di lettura immediata e di grande diffusione.<\/p>\n
Si tratta di vocaboli che si riferiscono pi\u00f9 semplicemente alla modalit\u00e0 di esposizione del manifesto, cio\u00e8 l’affissione.<\/p>\n
Possono quindi essere considerati gi\u00e0 manifesti i graffiti presenti sui muri delle citt\u00e0 romane testimoniati dai ritrovamenti effettuati a Pompei.
Sono considerati tali anche le comunicazioni orali affidate durante il Medioevo ai banditori, i quali, per esempio, portavano ad un popolo analfabeta notizie su fiere e mercati o sull’arrivo in citt\u00e0 di nuove merci.<\/p>\n
Questo ha sicuramente permesso la nascita dell’industria libraria e quindi la diffusione delle culture fra persone.<\/p>\nIl manifesto francese del 1800<\/h2>\n
Toulouse-Lautrec<\/strong>, invece, con i suoi personaggi, la sua tecnica e i suoi contatti con la cultura e la societ\u00e0 parigina del secolo, sar\u00e0 sostanziale non solo nella creazione del legame tra arte e creazione pubblicitaria, ma anche tra quest’ultima e la societ\u00e0 che rappresenta.<\/p>\nIl Novecento<\/h2>\n
In Italia l’affermazione dello slogan arriva solo negli anni ’30, abbandonando il testo in funzione referenziale e descrittiva.<\/p>\nI manifesti dell’Art Nouveau<\/a><\/h2>\n
Anche in Inghilterra il manifesto aveva preso valori artistici sempre maggiori.<\/p>\nIl manifesto Liberty italiano<\/h3>\n
Nuovo secolo, nuovi messaggi: il manifesto durante le due Grandi Guerre<\/h2>\n
Ne sono un esempio i manifesti realizzati per destare sensi di colpa in grado di indurre gli uomini e i ragazzi ad arruolarsi nell\u2019esercito durante la Guerra o quelli che sono stati realizzati in Italia per promuovere le sottoscrizioni al prestito di Guerra.<\/p>\nIl manifesto del Bauhaus<\/a><\/h2>\n
Di fronte ai sorprendenti successi della scienza e della tecnica, il funzionale sembra costituire il nuovo ordine ideale di bellezza.<\/p>\n
Sono gli studi di Moholy-Nagy a dare ispirazione a questo settore e, soprattutto, a dare l’avvio ad una sperimentazione che influir\u00e0 particolarmente in questo settore, fondando le basi per la definitiva sostituzione del disegno con l’immagine ripresa dalla fotocamera.<\/p>\nIl manifesto D\u00e9co<\/h2>\n
La pubblicit\u00e0 italiana del terzo millennio<\/h2>\n
Internet, smartphone, computer, telefoni via satellite e digitali hanno reso pi\u00f9 difficoltoso per la pubblicit\u00e0 raggiungere contemporaneamente ampie quantit\u00e0 di persone.<\/p>\n
La pubblicit\u00e0 italiana, quindi, nel suo lungo percorso ha fatto dei progressi significativi. Si tratta di un risultato dovuto soprattutto al grande sviluppo che il mondo pubblicitario ha avuto in tutto il mondo a partire dall’Ottocento.<\/p>\n