{"id":3840,"date":"2019-06-27T15:49:49","date_gmt":"2019-06-27T13:49:49","guid":{"rendered":"https:\/\/demo.paolareghenzi.it\/index.php\/2019\/06\/27\/le-curiosita-fotografiche\/"},"modified":"2019-06-27T15:49:49","modified_gmt":"2019-06-27T13:49:49","slug":"le-curiosita-fotografiche","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/paolareghenzi.it\/storia-della-fotografia\/le-curiosita-fotografiche\/","title":{"rendered":"Le curiosit\u00e0 fotografiche"},"content":{"rendered":"

La carriera di Henri Cartier-Bresson <\/a><\/strong>compre gran parte delle tappe importanti della fotografia del Novecento, ma la vastissima raccolta delle sue opere fatica ad essere inquadrata in un unico genere.
\nEsse possiedono uno stile ed una filosofia cosi\u0300 riconoscibili e personali da resistere a qualsiasi classificazione, nonostante la collaborazione con l\u2019
agenzia Magnum<\/strong><\/a>, la quale fu all\u2019origine di molte sue fotografie rappresentative.<\/p>\n

\"\"
Henri Cartier-Bresson<\/strong> Gare St. Lazare, Parigi – 1932<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Questa fotografia presenta una serie di elementi fondamentali caratteristici del suo stile.
\nIl momento e\u0300 essenziale, ma altrettanto lo sono i riflessi, le incongruenze, la geometria visiva, le anomalie e la trasformazione del banale in qualcosa di speciale e imprevisto.
\nLe sue immagini sanno farci riflettere sulla complessita\u0300 dell\u2019atto fotografico e al tempo stesso sul messaggio.
\nLa concezione di Bresson\u00a0sul momento decisivo<\/strong> si basava sull\u2019affermazione che la fotografia e\u0300 in grado di riprodurre fedelmente la realta\u0300, compiendo l\u2019azione di immortalare un determinato momento e non un attimo qualsiasi per cogliere l\u2019essenza della situazione.
\nL\u2019attenzione per i particolari, la finezza dei toni, il punto di vista insolito sono tutti elementi che deviano la visione in termini drammatici e spesso estremi: l\u2019oggetto del nostro sguardo e\u0300 filtrato attraverso una sensibilita\u0300 tale da essere colta dall\u2019obiettivo del fotografo.
\nBresson apre il mondo all\u2019obiettivo della macchina fotografica, facendoci ricordare che le fotografie vanno sempre viste tenendo conto di un contesto umano piu\u0300 ampio.<\/p>\n

L\u2019opera di Sebastia\u0303o Salgado<\/strong>\u00a0riflette proprio questo approccio.
\n“Bambino che viene pesato nell\u2019ambito del programma di aiuti alimentari, Gourma Rarhous, Mali – giugno 1985”<\/em>
\nNonostante il titolo fornisca una specifica collocazione geografica e cronologica, il dramma di un solo bambino viene mostrato in maniera diretta e complessa.
\nLa risposta immediata sollecitata dall\u2019immagine e\u0300 controbilanciata dall\u2019utilizzo di un sottile vocabolario simbolico.
\nDal punto di vista tecnico Salgado e\u0300 un fotografo di eccezionale bravura, come mostrano per esempio i suoi ritratti di lavoratori sudamericani, che sembrano sculture rinascimentali.
\nDecifrare l\u2019immagine significa dunque misurarsi con problematiche e ambiti potenzialmente infiniti, coinvolgendo lo spettatore direttamente nel messaggio.<\/p>\n

L\u2019immagine fotografica conserva una profonda e per molti sensi sbalorditiva capacita\u0300 di significare<\/strong>.<\/p>\n

\"\"
Irving Penn<\/strong> Sigaretta n.37 – 1972<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

“Sigaretta n.37”<\/em> di Irving Penn<\/strong>, scattata nel 1972, offre interessanti spunti culturali e visivi.
\nRichiama per esempio il quadro di Stuart Davis Lucky Strike (1921) o le problematiche affrontate da
dadaisti<\/a> e surrealisti<\/a>.
\nCi sono due sigarette l\u2019una di fianco all\u2019altra: una e\u0300 americana (Chesterfield), l\u2019altra europea (Camel).
\nA <\/span>due mozziconi di sigaretta<\/strong> viene accordata la stessa considerazione normalmente associata agli edifici.<\/p>\n

L\u2019immagine, quindi, e\u0300 un ottimo esempio della facolta\u0300, propria della fotografia, di trasformare oggetti o momenti assolutamente banali in qualcosa di speciale, addirittura straordinario.
\nLa fotografia mette in risalto anche eventi piu\u0300 trascurabili: puo\u0300 rendere importante qualsiasi cosa.
\nNon e\u0300 solo l\u2019unico medium accessibile a tutti, ma e\u0300 anche uno strumento per dar forma alle proprie storie e attribuire loro significato.<\/p>\n

\"\"
Garry Winogrand<\/strong> Circle Line Ferry, New York – 1971<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Garry Winogrand<\/strong>, forse uno dei piu\u0300 acuti fotografi del Novecento, realizza immagini complesse e sottili e fotografa per scoprire l\u2019aspetto delle cose nel momento in cui le aveva fotografate.
\nIl fotografo ha la capacita\u0300 di congelare l\u2019attimo<\/strong>, aprendo in esso un territorio di significati potenziali.
\nLe sue immagini emanano ambiguita\u0300, ironia e paradosso.
\nIn questa fotografia una situazione normalissima si e\u0300 trasformata in un\u2019immagine decisiva nel tardo Novecento, tutti i personaggi sembrano assorbiti dall\u2019atto di guardare: nessuno sembra fare caso alla macchina fotografica.<\/p>\n

“Workshop giapponese”<\/em> di Marc Riboud<\/strong>, per esempio, allude al bisogno quasi disperato di registrare la realta\u0300, ma agisce sulla base di stereotipi.
\nUna foto che parla delle fotografie e della fotografia, il soggetto e\u0300 irrilevante.
\nCio\u0300 che conta e\u0300 il bisogno di registrare visivamente ad un evento.
\nRiboud documenta l\u2019atto di documentare e cosi\u0300 facendo ci permette di osservare i rapporti espliciti tra fotografo e soggetto.<\/p>\n

\"\"
Susan Meiselas<\/strong> Cuesta del Plomo – 1978<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

L\u2019immagine di Susan Meiselas<\/strong> “Cuesta del Plomo”<\/em>, per esempio e\u0300 ingannevole.
\nI colori sfarzosi e la vegetazione lussureggiante fa pensare alle immagini stereotipate delle pubblicita\u0300 turistiche.
\nMa questa e\u0300 una fotografia di guerra<\/strong> e l\u2019occhio che pigramente esplora il paesaggio, cade nella sua trappola: la scoperta dei resti umani rende infatti palese il vero centro dell\u2019immagine.<\/p>\n

Il postmodernismo<\/strong> ha messo in discussione l\u2019efficacia della fotografia proprio quando siamo saturi della sua presenza su giornali, riviste, volantini e pubblicita\u0300.<\/p>\n

\"\"
Peter Marlow<\/strong> Rifugiati della Rhodesia in un campo profughi, Zambia – 1978<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Essa rappresenta il perfetto medium moderno<\/strong>. Celebra la molteplicita\u0300, registrando il momento e rendendolo significativo e inesauribile.<\/p>\n

Le due immagini fotografiche che inaugurarono il cammino di questo mezzo straordinario sono: “Interno di Atelier Daguerre<\/em>” di Daguerre<\/a> e “Vista dalla finestra a <\/em>Gas<\/em>” di Nie\u0301pce<\/a>.
\nLa fotografia di Nie\u0301pce<\/strong> e\u0300 una presenza insensibile allo spazio e al tempo e piu\u0300 che un\u2019immagine e\u0300 una traccia dell\u2019atto di vedere. Essa comunica un senso di ambiguita\u0300 e persino di mistero.
\nLa fotografia di Daguerre<\/strong>, invece, satura l\u2019occhio con il suo senso della concretezza del mondo, misurando e celebrando la presenza fisica degli oggetti.
\nL\u2019immagine<\/span> esprime, quindi, la fiducia nella rappresentazione della sostanza: la sostanza di un mondo tridimensionale, soggetto al controllo e alla conoscenza dell\u2019uomo.<\/p>\n

Per qualsiasi dubbio o chiarimento commenta l\u2019articolo e sar\u00f2 felice di risponderti nel pi\u00f9 breve tempo possibile.<\/p>\n

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