{"id":3657,"date":"2019-02-28T13:38:29","date_gmt":"2019-02-28T12:38:29","guid":{"rendered":"https:\/\/demo.paolareghenzi.it\/index.php\/2019\/02\/28\/italiani-a-parigi-tutto-quello-che-devi-sapere-sullimpressionismo\/"},"modified":"2019-02-28T13:38:29","modified_gmt":"2019-02-28T12:38:29","slug":"italiani-a-parigi-tutto-quello-che-devi-sapere-sullimpressionismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/paolareghenzi.it\/storia-dellarte\/italiani-a-parigi-tutto-quello-che-devi-sapere-sullimpressionismo\/","title":{"rendered":"Italiani a Parigi: tutto quello che devi sapere sull’impressionismo"},"content":{"rendered":"

Negli ultimi tre decenni dell\u2019Ottocento Parigi<\/strong> va sempre pi\u00f9 affermandosi come capitale dell\u2019arte e della cultura europee.
\nMolti artisti, letterati e intellettuali trovano nell\u2019ambiente parigino un\u2019apertura di pensiero e una modernit\u00e0 che in Italia non \u00e8 ancora presente.<\/p>\n

Il fenomeno dei macchiaioli<\/h2>\n

Nella caotica situazione politica e istituzionale dell\u2019Italia preunitaria, sono ancora presenti le tre grandi aree<\/strong> previste nel 1815 dal Congresso di Vienna.
\nA nord il Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo austriaco, cos\u00ec come il Granducato di Toscana; al centro vige il potere temporale dei papi e a sud il Regno delle Due Sicilie sotto il controllo dei Borboni.<\/p>\n

Il Caff\u00e8 Michelangelo<\/h2>\n

Fin dagli anni Quaranta del\u2019Ottocento, Firenze \u00e8 una delle capitali culturali pi\u00f9 libere d\u2019Italia, sicuro e stimolante punto di riferimento per artisti e perseguitati politici che le repressioni avevano costretto al silenzio o alla fuga.
\nA partire dal 1850 questi giovani iniziarono a riunirsi nel Caff\u00e8 Michelangelo<\/strong>, un locale allora molto noto e frequentato.
\nL\u2019anima intellettuale del gruppo era Diego Martelli<\/strong> (scrittore, critico d\u2019arte e mecenate fiorentino), che teorizz\u00f2 per primo \u201cla macchia in opposizione alla forma<\/em>\u201d.<\/p>\n

La Macchia<\/h2>\n

Il fenomeno macchiaiolo nasce quindi in questi ambienti tra il 1855 e il 1867.
\nLe premesse culturali che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della macchia sono da ricercarsi nella rivolta dell\u2019accademismo e nella volont\u00e0 di ripristinare il vero. Dato che, secondo i giovani artisti, tutte le nostre percezioni visive avvengono grazie alla luce<\/strong>, ogni pittura doveva necessariamente riprodurre la sensazione stessa della luce.
\nLa pittura<\/strong> pertanto deve cercare di ricostruire la realt\u00e0 per masse di colore e il modo pi\u00f9 semplice e utile per riuscirvi \u00e8 quello di utilizzare le macchie. Queste a differenza delle virgolettature<\/a>, consistono in campiture di colore<\/strong> di diversa ampiezza, stese in modo omogeneo e accordate fra loro in base alle tonalit\u00e0.
\nAl grande gruppo dei Macchiaioli aderiscono artisti di svariata formazione provenienti da molte parti d\u2019Italia.
\nScuole divise per aree geografiche (Lombardia, Toscana e Campania) a causa del grande fermento presente tra gli artisti.
\nSi incontravano in questi Caff\u00e8 dove discutevano non solo sull\u2019evoluzione dell\u2019arte pittorica, ma spesso anche della situazione politica.<\/p>\n

Federico Zandomeneghi<\/h2>\n

Formatosi presso l\u2019Accademia di Belle Arti di Venezia, combatte in seguito nelle campagne garibaldine del 1860, partecipando anche all\u2019impresa dei Mille. Dal 1862 al 1866 \u00e8 a Firenze, dove conosce e frequenta i Macchiaioli del Caff\u00e8 Michelangelo. Dal 1874 si trasferisce definitivamente a Parigi, insieme ad un altro gruppo di pittori italiani. Da Edgar Degas<\/a> apprender\u00e0 l\u2019amore per la pittura di interni e per la tecnica del pastello.<\/p>\n

A pesca sulla Senna<\/strong><\/p>\n

\"\"
Federico Zanodomeneghi<\/strong> A pesca sulla Senna – Olio su tela, 1878<\/figcaption><\/figure>\n

Il soggetto rimanda al repertorio impressionista e rappresenta le rive della Senna. L\u2019orizzontalit\u00e0 della tela sottolinea lo scorrere del fiume tra i due argini erbosi ed \u00e8 ulteriormente definita dalle fasce in cui terra, acqua e si alternano con equilibrio. All\u2019orizzonte una ciminiera fumante rimanda al progresso dell\u2019industrializzazione. Un pescatore attende paziente sulla barca. In primo piano a sinistra \u00e8 presente una giovane donna con in mano un ombrellino parasole ed \u00e8 in attesa del secondo uomo che pesca, dal quale si intravede solo il cilindro. Qua e l\u00e0 sono presenti tocchi di colore che percorrono la scena catturando l\u2019attenzione: la cintura rossa della donna, i fiori che si intravedono fra l\u2019erba e il giallo intenso di un campo lontano.
\nLe solide campiture macchiaiole del periodo fiorentino hanno gi\u00e0 ceduto il posto alle nuove suggestioni impressioniste.<\/p>\n

Giovanni Boldini<\/h2>\n

Giovanni Boldini inizia il proproio percorso formativo presso L\u2019Accademia di Belle Arti di Firenze.
\nEntrato precocemente in contatto con l\u2019ambiente intellettuale del Caff\u00e8 Michelangelo<\/strong>, mostra un immediato interesse per la pittura macchiaiola.
\nNel 1871 si stabilisce definitivamente nella capitale francese, dove fece amicizia con
Edgar Degas<\/a>. Qui si dedica con successo a ritrarre la mondanit\u00e0 cittadina, conducendo una brillante vita sociale e frequentando i teatri, i Salons e i salotti culturali.
\nDi conseguenza la sua pittura, caratterizzata da un tocco rapido e incisivo, da tagli audaci e da colori squillanti, giunge a configurarsi come una delle pi\u00f9 originali espressioni della ritrattistica fin de si\u00e8cle<\/strong>.<\/p>\n

Madame Charles Max<\/strong><\/p>\n

\"\"
Giovanni Boldini<\/strong> Madame Charles Max – Olio su tela, 1896<\/figcaption><\/figure>\n

La giovane donna \u00e8 fasciata da un abito da sera bianco, sorretto da un\u2019unica sottile spallina.
\nAl candido e generoso d\u00e9colt\u00e9 si contrappongono il rosa delle gote, le labbra vermiglie, i vivaci occhi neri e la spettinata capigliatura scura.
\nL\u2019intero corpo della donna esprime un senso complessivo di floridezza<\/strong>, giovent\u00f9<\/strong> e movimento<\/strong>. Il tutto \u00e8 sottolineato dalla forte inclinazione delle spalle, dalla gamba sinistra appena sollevata, dal braccio corrispondente slanciato all\u2019indietro, mentre la mano destra raccoglie con un gesto il lungo vestito per agevolare l\u2019andatura.<\/p>\n

Giuseppe de Nittis<\/h2>\n

Giuseppe de Nittis si appassiona, gi\u00e0 da bambino, al disegno e inizia a prendere lezioni dal pittore Giambattista Cal\u00f2<\/strong>, maestro di scuola napoletana.
\nSuccessivamente si trasferisce a Napoli con i fratelli e, per realizzare il suo sogno di diventare pittore, si iscrive all’Istituto di Belle Arti anche se osteggiato dalla famiglia. Irrequieto e ribelle, mostra presto una grande insofferenza verso metodi di insegnamento e stili artistici che considera superati.
\nNel 1867 presenta alcune opere all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, suscitando grande ammirazione tra i Macchiaioli.
\nSempre alla ricerca di uno stile personale, Giuseppe de Nittis si trasferisce a Parigi, dove fa preziose conoscenze con mercanti d’arte. Il giovane pittore attribuisce grande importanza al risalto cromatico, alla resa del volume della luce e dei colori e Parigi, con i suoi boulvars, le donne eleganti e la vita mondana, diventa il soggetto perfetto per i suoi quadri.
\nFra i soggetti preferiti le donne occupano un posto privilegiato, ritratte nei luoghi in cui si svolge la vita di quella societ\u00e0 dinamica e in crescita: nei grandi parchi, lungo le passeggiate, alle corse, nei salotti e nelle stanze delle ricche dimore borghesi.
\nNel 1874 de Nittis partecipa, come unico italiano, alla
prima mostra degli Impressionisti<\/a>, mentre continua ad esporre al Salon riportando un enorme successo con il dipinto “Che freddo!”.<\/p>\n

Che freddo!<\/strong><\/p>\n

\"\"
Giuseppe de Nittis<\/strong> Che freddo! – Olio su tela, 1874<\/figcaption><\/figure>\n

Tra le opere pi\u00f9 famose si ricorda Che freddo!, attraverso la quale fu soprannominato il \u201cpittore delle parigine<\/strong>\u201d.
\nLa composizione ha un taglio disequilibrato e frammentario: Il taglio che de Nittis impone al dipinto \u00e8 di tipo fotografico e, come in una fotografia istantanea, alcune figure risultano uscire parzialmente dall\u2019inquadratura.
\nLa scelta cromatica si basa sui toni del grigio e del bruno.<\/p>\n

Per qualsiasi dubbio, chiarimento oppure se l\u2019articolo ti \u00e8 piaciuto non esitare a commentare qui sotto.<\/p>\n

<\/div>\n

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