{"id":3144,"date":"2018-04-21T11:08:36","date_gmt":"2018-04-21T09:08:36","guid":{"rendered":"https:\/\/demo.paolareghenzi.it\/index.php\/2018\/04\/21\/jurgen-klauke\/"},"modified":"2018-04-21T11:08:36","modified_gmt":"2018-04-21T09:08:36","slug":"jurgen-klauke","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/paolareghenzi.it\/storia-della-fotografia\/jurgen-klauke\/","title":{"rendered":"J\u00fcrgen Klauke: il corpo umano come oggetto e veicolo per la sua arte"},"content":{"rendered":"

J\u00fcrgen Klauke<\/strong> nacque il 6 settembre 1943 a Kliding vicino a Cochem, a circa 70 chilometri a sud-ovest di Coblenza, in quello che divenne lo stato tedesco occidentale del dopoguerra della Renania-Palatinato.<\/p>\n

Egli frequenta la scuola superiore di arte e design di Colonia e lavora inizialmente nel campo del disegno.<\/p>\n

A partire dagli anni ’60, utilizza il proprio corpo come soggetto delle sue fotografie, sperimentando il minimalismo<\/strong> e il surrealismo<\/a><\/strong>.<\/p>\n

Lo ZKM di Karlsruhe esibisce il suo lavoro. Dal 1968 vive e lavora a Colonia.<\/p>\n

Egli risolve risolutamente le sue possibilit\u00e0 e limitazioni in modo cos\u00ec completo, cos\u00ec vario e diverso da qualsiasi altro, scoprendo nuovi territori artistici. Solleva la questione della differenza di genere<\/strong> in modo pi\u00f9 enfatico e radicale di chiunque altro, evidenziando il problema dell’identit\u00e0 con immagini estremamente provocatorie.<\/p>\n

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Ju\u0308rgen Klauke<\/strong> Transformer, 1973<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Sin dall\u2019inizio si occupa di problemi legati alla sessualit\u00e0, psiche, identit\u00e0 con il corpo e alla loro commercializzazione, laddove il suo corpo ha sempre una valenza sostitutiva ed esemplificatrice.<\/p>\n

In alcune sequenze svolgono un ruolo importante anche i comportamenti politici, la descrizione della credibilit\u00e0 delle autorit\u00e0 e l\u2019espressione dell\u2019obbedienza.<\/p>\n

Studia arti grafiche al K\u00f6lner Werkschulen<\/strong> dal 1964 al 1970; verso la fine dei suoi studi inizia a concentrarsi sulla fotografia come mezzo di espressione artistica, realizzando alcuni lavori fotografici dove posa lui stesso.<\/p>\n

Dal 1970, Klauke ha lavorato con il corpo umano come oggetto e veicolo per la sua arte, insieme a Robert Morris e Bruce Nauman, ed \u00e8 diventato uno dei pi\u00f9 importanti rappresentanti della “Body Art<\/strong>“.<\/p>\n

Nel suo libro \u201cIo & Io, disegni quotidiani e sequenza fotografiche<\/em>\u201d pubblicato nel 1971, traccia per la prima volta un bilancio del suo lavoro.<\/p>\n

Dal 1994 al 2008 Klauke \u00e8 stato professore di fotografia alla Kunsthochschule f\u00fcr Medien<\/strong> (Accademia delle arti della stampa) a Colonia.<\/p>\n

Nel gennaio\/febbraio 2016, egli ha avuto la sua prima mostra personale in galleria a New York City, la quale comprendeva una serie di fotografiche completate tra il 1970 e il 1976, principalmente con immagini in costume e androgine dell’artista.<\/p>\n

Curiosit\u00e0 sull\u2019artista J\u00fcrgen Klauke<\/h2>\n

J\u00fcrgen Klauke<\/strong> \u00e8 una figura unica nel mondo dell\u2019arte e, molte delle sue creazioni, hanno formato per qualche tempo una parte del pi\u00f9 famoso repertorio di arte contemporanea<\/strong> su cui ha esercitato un’influenza enorme negli ultimi trenta anni.<\/p>\n

Egli \u00e8 un pioniere dell’esplorazione multimediale e interdisciplinare, il cui lavoro affascina e irrita in egual misura, oscillante tra i poli di attrazione e repulsione.<\/p>\n

Il suo corpo<\/strong>, nel lavoro, sospeso in modo permanente tra attrazione e rifiuto estremo, suscita al contempo fascino e irritazione.<\/p>\n

Klauke \u00e8 stato uno dei primi artisti a utilizzare il supporto fotografico come mezzo di espressione artistica, esplorando in modo coerente, tenace e flessibile le possibilit\u00e0 e i limiti del mezzo, aprendolo a campi finora sconosciuti.<\/p>\n

Introdusse, inoltre, i metodi e le modalit\u00e0 di rappresentazione del romanzo delle arti visive<\/strong>: l’uso di schemi narrativi come la sequenza cinematografica o il tableau, costituito da immagini indipendenti suscettibili di essere “lette” in qualsiasi direzione, sia per quanto riguarda la forma che il contenuto.<\/p>\n

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J\u00fcrgen Klauke<\/strong> Self Performance, 1972-1973<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Si occupa di performance<\/strong> e, in queste provocazioni, ravvisa un mezzo importante per introdurre alla riflessione i consumatori dell\u2019arte. La sua presenza alle performance ha un effetto estremamente convincente, perch\u00e8 la sua arte e il suo messaggio sono sinceramente autentici.<\/p>\n

Fondamentale \u00e8 lo humor, mescolato spesso anche insieme ai temi pi\u00f9 seriosi, cosa che suggerisce infine disperazione, come se ridere fosse l\u2019unica via per sbarazzarsi dell\u2019incapacit\u00e0 di modificare le cose.<\/p>\n

Nei suoi primi Autoritratti<\/strong> si presenta ricoperto degli accessori di una societ\u00e0 affamata di sesso, ma incapace di amare.<\/p>\n

Con un anticipo straordinario, egli ha tematizzato su s\u00e8 stesso il tema dell\u2019androgino<\/strong>, che oggi denomina ampiamente la societ\u00e0, l\u2019arte e i media.<\/p>\n

Con il ciclo \u201cFormalizzazione della noia<\/em><\/strong>\u201d degli anni 1979-1980, Klauke giunge al successo internazionale. In questo lavoro sviluppa il linguaggio figurativo di norme comportamentali pi\u00f9 severe, ma sempre pi\u00f9 impenetrabili, caratterizzate dall\u2019isolamento e dall\u2019incapacit\u00e0 di comunicare.<\/p>\n

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Ju\u0308rgen Klauke<\/strong> Formalizzazione della noia, 1979-1980<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

J\u00fcrgen ha sottolineato in particolare la differenza di genere, mettendo in rilievo la questione dell’identit\u00e0 attraverso l’uso di immagini spesso molto provocatorie<\/strong>.<\/p>\n

Parallelamente a Robert Morris e Bruce Nauman e prima di Cindy Sherman<\/a>, Klauke si rivolge al corpo umano<\/strong> come supporto concreto all’espressione di idee artistiche, garantendogli la categoria di un oggetto e un veicolo per il suo lavoro.<\/p>\n

I suoi ritratti<\/strong>, inizialmente in abiti esotici stravaganti e in seguito in abiti neri eleganti, anche se leggermente presuntivi, non sono autoritratti ma rappresentazioni dell\u2019altro, poich\u00e9 artista e spettatore sperimentano improvvisamente un senso di autocomprensione e auto-consapevolezza.<\/p>\n

Concettualizzando il mezzo e rendendolo un tema cos\u00ec immanente nel suo lavoro, ha aperto la strada alla “fotografia in scena<\/strong>“.<\/p>\n

Mentre la maggior parte degli altri artisti lavorava nel quadro tradizionale della pratica fotografica, Klauke svilupp\u00f2 grandi formati indipendentemente e implementando le sue idee in sequenze di immagini in grande formato.<\/p>\n

Durante la sua carriera, ha costantemente cambiato direzione, e non ha mai rispettato le aspettative o le tendenze della moda del mondo dell’arte.<\/p>\n

I lavori precedenti spesso trattano di tab\u00f9 sociali<\/strong> in modo aggressivo, sovversivo e inquietante, mentre i lavori successivi incarnano uno standard estetico particolare: una rarit\u00e0 nell’arte contemporanea<\/strong>, in quanto, non seguono i movimenti tradizionali.<\/p>\n

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Ju\u0308rgen Klauke<\/strong> Phantomschmerz, 2003<\/span><\/figcaption><\/figure>\n
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Ju\u0308rgen Klauke<\/strong> Phantomschmerz, 2003<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Il suo lavoro sembra una fonte di irritazione per il mondo dell’arte commerciale<\/strong>: ingombrante e testardo, mentre contemporaneamente vibra una forza sensuale, il tipo di forza che attira immediatamente lo spettatore. In quanto tale, \u00e8 difficile caratterizzare un artista come J\u00fcrgen Klauke usando termini standard di critica d’arte. Le sue foto non si adattano a scatole esistenti e fanno esplodere tutti i clich\u00e9 famosi.<\/p>\n

\u00c8 necessaria un’attenta analisi per soddisfare le sfide poste dal lavoro di un artista cos\u00ec innovativo. Il problema inizia con il processo di realizzazione dei lavori.<\/p>\n

Anche se dipinge e disegna, non \u00e8 un pittore. Nemmeno lui \u00e8 un fotografo<\/strong>, tuttavia la parte pi\u00f9 importante della sua pratica comprende lavori fotografici. \u00c8 responsabile della messa a punto dell’oggetto, il design e la sua realizzazione.<\/p>\n

Klauke \u00e8 il direttore dell’attuazione visiva e, fino a poco tempo fa, l’attore nelle sue produzioni. Guardando il modo in cui lavora, potrebbe essere paragonato a grandi registi come Buster Keaton, Claude Chabrol o David Lynch.<\/p>\n

Il suo lavoro \u00e8 anche cinematografico<\/strong>, perch\u00e9 la figura centrale incarnata dall’artista non \u00e8 identica a Klauke, ma ha qualcosa in comune con lui. Sarebbe un equivoco leggere le sue opere come autoritratti, sebbene le serie e le sequenze precedenti siano l’equivalente pi\u00f9 vicino.<\/p>\n

Molti dei suoi lavori sono stati realizzati su video, ma la sequenza fotografica<\/strong> \u00e8 rimasta il suo mezzo espressivo fondamentale.<\/p>\n

Uno dei suoi ultimi cicli \u201cPro Securitas<\/em><\/strong>\u201d, per la prima volta prende maggiormente le distanze dalla sua persona e prosegue contemporaneamente con grande rigore formale l\u2019obiettivo di attraversamento delle appartenenze.<\/p>\n

Il contrasto che egli spesso produce tra riduzione scheletrica delle forme e grandezza monumentale suscita, non solo nel caso dell\u2019autoritratto, l\u2019idea di reliquia.<\/p>\n

Le opere mostrano effettivamente scene sociali compattate, riflessioni dell’altro, compresa quella dello spettatore. Pi\u00f9 precisamente, mostrano immagini di sindromi sociali e psicologiche: a volte entrando nel grottesco, a volte accentuato dall’ironia.<\/p>\n

I temi fondamentali<\/strong> del suo lavoro sono: la rottura della comunicazione umana, la perdita della ragione di vita, la paralizzante vacuit\u00e0 e la noia di un’esistenza insoddisfatta, le suggestive minacce all’identit\u00e0 mentale e fisica attraverso il potere dei media e la meccanizzazione della propria vita, non escludendo il corpo umano.<\/p>\n

Quando Klauke si allontana da questo programma, a volte attraverso l’ironia, lo fa per esprimere la disperazione piuttosto che creare distanza. Questa ironia non evoca risate liberate nello spettatore, ossia risate che rapidamente si dissolvono in un improvviso senso di autocoscienza, quando si guarda l\u2019Altro nell’arte di Klauke lo spettatore si incontra come estraneo.<\/p>\n

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Ju\u0308rgen Klauke<\/strong> Transformer, 1973<\/span><\/figcaption><\/figure>\n

Se l\u2019articolo ti \u00e8 piaciuto, ti invito a seguire le mie pagine social (sempre che tu non l\u2019abbia gi\u00e0 fatto). \"?\"<\/p>\n

Se hai domande oppure elementi da aggiungere non dimenticare di lasciare un commento!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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