{"id":2803,"date":"2019-07-07T11:25:27","date_gmt":"2019-07-07T09:25:27","guid":{"rendered":"https:\/\/demo.paolareghenzi.it\/index.php\/2019\/07\/07\/dorothea-lange\/"},"modified":"2020-12-28T19:18:51","modified_gmt":"2020-12-28T19:18:51","slug":"dorothea-lange","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/paolareghenzi.it\/storia-della-fotografia\/dorothea-lange\/","title":{"rendered":"Dorothea Lange: reportage e la FSA"},"content":{"rendered":"\n

\u201cGi\u00f9 le mani! Non infastidisco quello che fotografo, non ci metto niente di mio, non preparo niente.\u201d<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n

Citazione di Dorothea Lange<\/strong><\/span><\/p>\n\n\n\n

La grande fotografa americana Dorothea Lange, con le sue opere, ha contribuito alla fotografia socio-documentaristica<\/strong> del XX secolo.<\/p>\n\n\n\n

La fotografa nasce a Hoboken in New Jersey il 26 maggio 1895.
Per motivi di salute e familiari trascorre un\u2019infanzia ed un\u2019adolescenza complessi, ma questo la rende ancora pi\u00f9 forte e motivata in quella che sar\u00e0 la sua passione e professione. Dopo le scuole superiori decide di voler diventare fotografa nonostante le idee contrastanti della madre con la quale non ha mai avuto un buon rapporto.<\/p>\n\n\n\n

Tra il 1917 e il 1919, dopo aver frequentato la Columbia University di New York, lavora come fotografa freelance.
Inizia a viaggiare, fermandosi a San Francisco, capitale della fotografia americana, dove apre un proprio studio, ritraendo la borghesia del posto.<\/p>\n\n\n\n

Sposa il pittore Maynard Dixon e aderisce ai principi della Straight Photography <\/a>(traducibile in “fotografia diretta”), linguaggio nato nella prima met\u00e0 del Novecento in opposizione al Pittorialismo.
Dopo la separazione con il marito Dixon e a causa della crisi economica, Dorothea Lange comincia a dedicarsi al sociale, abbandonando la fotografia ritrattistica in studio.<\/p>\n\n\n\n

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Dorothea Lange<\/strong> Un uomo accanto a una carriola, San Francisco, California, 1934<\/span><\/p>\n\n\n\n

Nel 1929 la Depressione<\/strong>, detta anche Grande Crisi o Crollo di Wall Street, aveva colpito soprattutto la classe media. La Lange coglie la situazione fotografando e documentando i poveri e la citt\u00e0 in cerca di aiuto.<\/p>\n\n\n\n

Nel 1939 pubblica insieme a Paul Taylor \u201cAn American Exodus<\/em><\/strong>\u201d (un esodo americano), che documenta l\u2019esodo di pi\u00f9 di 300mila immigrati arrivati in California alla ricerca di lavori agricoli. Utilizza come didascalie conversazioni udite durante la ripresa o estratti di giornali.<\/p>\n\n\n\n

Pi\u00f9 tardi Lange accompagn\u00f2 Taylor in Asia, dove continu\u00f2 a scattare fotografie, comprese quelle di gambe, piedi e mani di ballerini in Indonesia.
Viaggi\u00f2 anche in Irlanda per la rivista LIFE<\/strong>.
La Lange lavora spesso per questa rivista ed
Edward Steichen<\/a> la include nella storica mostra “The family of man<\/em>“.<\/p>\n\n\n\n

Nel 1947 collabora alla nascita dell’agenzia Magnum<\/strong><\/a> e nel 1952 partecipa alla fondazione della rivista Aperture<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n

Qualche mese dopo la sua morte, l\u201911 ottobre 1965, il MoMA<\/strong> di New York (Museum of Modern Art) espone in una grande mostra le sue opere, la prima dedicata a una donna nella storia del museo.<\/p>\n\n\n\n

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Dorothea Lange<\/strong> Un negozio in Alabama, 1938 c.<\/span><\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Rural Resettlment Administration (RA)<\/h2>\n\n\n\n

Tra il 1935 e il 1939, la Rural Resettlment Administration<\/strong>, organismo federale del rilevamento della crisi economica americana, incaric\u00f2 Dorothea Lange a produrre numerosi reportage sulle condizioni di vita di manovali, operai e immigrati.<\/p>\n\n\n\n

Farm Security Administration (FSA)<\/h2>\n\n\n\n

L\u2019esperienza che dar\u00e0 una svolta al suo percorso \u00e8 l\u2019incontro con l\u2019economista Paul Taylor che, nel 1935, la introduce al servizio della Farm Security Administration (FSA), un programma creato per combattere la povert\u00e0 in America.<\/p>\n\n\n\n

Verso la seconda met\u00e0 degli anni Trenta, nel sud degli Stati Uniti, partecipa e collabora con il fotografo Walker Evans<\/a>, realizzando reportage<\/strong> sulle condizioni di vita di queste persone nelle zone rurali degli USA<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n

La Lange viaggia principalmente in California per documentare le difficolt\u00e0 degli agricoltori migranti che erano stati guidati a ovest dalle devastazioni della Grande Depressione e del Dust Bowl<\/strong>.
Dust Bowl (conca di polvere) \u00e8 un termine specifico che sta ad indicare una serie di tempeste di sabbia, causate da inappropriate tecniche agricole, che colpirono gli Stati Uniti e il Canada.<\/p>\n\n\n\n

Dorothea Lange si contraddistingue lasciando l\u2019impronta della sua personalit\u00e0 con la \u201cfotografia unica<\/strong>\u201d e commuovendo per l’umanit\u00e0 che era ed \u00e8 in grado di trasmettere attraverso i suoi scatti.<\/p>\n\n\n\n

Si tratta di una documentazione fotografica creata per attirare l’attenzione sulla difficile condizione dei poveri e sulla straziante miseria dei lavoratori e delle loro famiglie che vivevano e si spostavano in cerca di una condizione pi\u00f9 dignitosa.<\/p>\n\n\n\n

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Dorothea Lange<\/strong> Madre senza patria, California, 1936<\/span><\/p>\n\n\n\n

Una delle fotografie pi\u00f9 famose e pi\u00f9 pubblicate all\u2019interno del progetto FSA \u00e8 \u201cMadre senza patria<\/strong><\/em>\u201d, ritratto di una lavoratrice della California che si sposta di paese in paese con i suoi tre bambini.
Possiamo notare come il volto della giovane donna sia segnato dai segni del tempo. Il suo sguardo \u00e8 profondo e angosciato.
I suoi bambini cercano protezione appoggiandosi a lei, nascondendosi timidamente davanti all\u2019obiettivo dei Dorothea Lange.
Grazie a questa sua opera, la Lange, ha creato un\u2019icona della fotografia dell\u2019impegno sociale<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n

All’inizio di marzo del 1936 pass\u00f2 davanti ad un cartello che diceva “PEA-PICKERS CAMP<\/strong>” a Nipomo, in California (campo di raccoglitori di piselli).
A quel tempo la Lange lavorava come fotografa per l’Amministrazione di reinsediamento (RA<\/strong>), un’agenzia governativa dell’era della Depressione creata per sensibilizzare l’opinione pubblica e fornire aiuti agli agricoltori in difficolt\u00e0.
Dopo aver superato il cartello Dorothea riconsider\u00f2 la situazione e torn\u00f2 al campo in un accampamento di contadini, dove incontr\u00f2 una madre e i suoi figli.<\/p>\n\n\n\n

Vennero create sei esposizioni della donna, la 32enne Florence Owens Thompson<\/em>, con varie combinazioni di pose dei suoi figli. Di lei non chieder\u00e0 nemmeno il nome, le basta sapere che ha sette figli ed ha appena venduto i copertoni dell\u2019auto per sfamare la famiglia. Manca il padre in quel momento, perch\u00e8 era impegnato a riparare il camion.<\/p>\n\n\n\n

Questa immagine \u00e8 stata esposta per la prima volta al MoMa<\/strong> di NY (Museum of Modern Art) nel 1940, con il titolo di “Pea Picker Family, California<\/em>“.
Nel 1966, quando il Museo tenne una retrospettiva del lavoro di Dorothea Lange, aveva acquisito il titolo attuale di “Migrant Mother, Nipomo, California<\/em><\/strong>“.<\/p>\n\n\n\n

In realt\u00e0, questa fotografia \u00e8 il frutto della collaborazione della madre con la Lange e, per questi scatti, alla donna non verr\u00e0 dato alcun compenso.
Questa \u00e8 un\u2019immagine di bisogno, ma anche di forza e resistenza, diventata una vera e propria icona del Novecento, un vero e proprio simbolo della sofferenza e della lotta per la sopravvivenza.<\/p>\n\n\n\n

La Lange svilupper\u00e0 un percorso dedicato ai migranti e ai lavoratori, creando scatti di forte impatto e riflessione.<\/p>\n\n\n\n

\"Dorothea
Dorothea Lange<\/strong> Mensa dei poveri degli angeli bianchi, 1933<\/span><\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Nel 1933 Dorothea Lange visit\u00f2 una linea di rifornimento vicina, che una donna nota come “l’angelo bianco” aveva allestito per sfamare le legioni di disoccupati, nasce cosi la foto: White Angel, fila per il pane<\/em><\/strong>.
Si tratta di una fotografia di un uomo che decide di allontanarsi e girarsi in senso opposto alla folla affamata: le sue mani intrecciate e la sua mandibola, vengono immortalate come in un segno di disperazione collettiva. Possiamo notare, inoltre, la posizione delle mani come in segno di preghiera ed infine accorgerci che la tazza \u00e8 vuota.<\/p>\n\n\n\n

I Giapponesi internati negli Stati Uniti<\/h2>\n\n\n\n

Nel 1942 l’Autorit\u00e0 di delocalizzazione del governo ha incaricato la fotografa a documentare l’internamento di guerra dei giapponesi americani<\/strong>, si trattava di creare dei reportage sull\u2019\u201cevacuazione\u201d e il \u201cricollocamento\u201d di queste persone. La Lange fu fortemente in opposizione con l\u2019amministrazione Roosevelt, ma accett\u00f2 l’incarico.
Realizz\u00f2 immagini critiche, che il governo ritir\u00f2 per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale.<\/p>\n\n\n\n

Dopo l\u2019attacco del 7 dicembre 1941 di Pearl Harbor<\/strong>, il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt firm\u00f2 il 19 febbraio 1942 l\u2019ordine esecutivo 9066. L’intervento stabiliva che tutti i giapponesi residenti negli Stati Uniti, anche quelli nati in territorio americano, dovessero essere trasferiti nei campi di concentrament<\/em>o.
Pi\u00f9 di 100mila persone d\u2019origine giapponese furono costrette ad abbandonare le loro case, il loro lavoro e i propri affetti.
Il governo le rinchiuse e le divise in dieci campi, il pi\u00f9 noto \u00e8 quello di Manzanar in California, dove pi\u00f9 di diecimila persone furono costrette a vivere in condizioni estremamente ed umanamente critiche.<\/p>\n\n\n\n

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Prima di salire su un autobus diretto a un centro di internamento, <\/span>2 marzo 1942. <\/span>Dorothea Lange<\/strong>, Anchor Editions<\/span><\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Anche se contraria, accett\u00f2 l\u2019incarico perch\u00e9 credeva che<\/p>\n\n\n\n

\u201cun ritratto fedele delle operazioni sarebbe stato utile in futuro\u201d.<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n

I comandanti militari che esaminarono gli scatti della fotografa Lange si resero conto che il suo punto di vista non era consono per l’incarico che le avevano affidato, le foto furono quindi sequestrate e immagazzinate nei National Archives<\/em>, dove rimasero per molti anni.<\/p>\n\n\n\n

Tim Chambers<\/strong>, per contribuire all’organizzazione American Civil Liberties Union,<\/em> mise in vendita sul suo sito alcune fotografie selezionate da Dorothea Lange.
La ACLU si schier\u00f2 contro i campi d\u2019internamento dei giapponesi.<\/p>\n\n\n\n

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Dorothea Lange<\/strong> Campo di Manzanar, California.<\/span><\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Conclusioni<\/h2>\n\n\n\n

Per Dorothea Lange la sua Leica<\/strong> \u00e8 stata una grande compagna, un mezzo per esplorare, riflettere ed imparare.<\/p>\n\n\n\n

“Bisognerebbe utilizzarla come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecit\u00e0”.<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n

Citazione di Dorothea Lange <\/strong>in riferimento alla sua macchina fotografica<\/span><\/p>\n\n\n\n

I suoi soggetti furono i migranti della crisi, le vittime dello sfruttamento e dell\u2019oppressione provocati dal razzismo e, infine, gli americani di origine giapponese nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dorothea Lange, quindi, \u00e8 stata una fotografa e fotoreporter di documentari americani, meglio nota per il suo lavoro nell’era della Depressione per la Farm Security Administration (FSA), conosciuta per il rispetto e la delicatezza con cui ritraeva queste persone.
Dorothea Lange \u00e8 la fotografa delle persone (photographer of the people) e, grazie al suo lavoro e alla sua passione, riusc\u00ec a portare a conoscenza di tutti queste vicende con grande umanit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n\n\n

Per qualsiasi dubbio, chiarimento oppure se l\u2019articolo ti \u00e8 piaciuto non esitare a commentare qui sotto.<\/p>\n\n\n\n

Ti invito a seguire le mie pagine social (sempre che tu non l\u2019abbia gi\u00e0 fatto). \"?\"<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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