La fotografia si ottiene formando all’interno di una scatola chiusa, bucata solamente da un forellino, un’immagine. Essa impressiona una superficie sensibile alla luce, che in seguito la fisserà.
“Una fotocamera altro non è che una scatola impermeabile alla luce a tenuta stagna, che unisce due elementi della massima importanza: l’obiettivo, che traccia l’immagine; la pellicola, che trattiene l’immagine. Le altre componenti sono soltanto accessori ausiliari per il controllo di tre processi di lavoro che creano la fotografia: la regolazione della messa a fuoco; l’impostazione dei dati espositrici.”
Citazione di Andreas Feininger in un celebre manuale di tecnica fotografica
La camera oscura
L’origine della macchina fotografica si trova nella camera oscura. Questo termine indica uno strumento che nel corso del tempo è servito anche ai pittori per riprodurre con maggiore fedeltà la realtà.
Il funzionamento della camera oscura dipende da una legge ottica. É sufficiente fare entrare la luce dal foro stenopeico in una stanza (o in una scatola) completamente buia dove l’immagine, proveniente dall’esterno, verrà proiettata e specchiata al rovescio sulla parete di fondo.
Per far si che questo principio ottico funzioni è necessaria una lente, indispensabile per ottenere nitidezza dei contorni e per mettere a fuoco l’immagine.
L’immagine, quindi, verrà proiettata da uno specchio su di un foglio di carta, applicata ad un vetro smerigliato.
Questo elementare principio della fotografia viene associato alla “pellicola”, ossia la superficie in grado di trattenere l’immagine.
Il problema era duplice: da un lato si trattava di fissare l’immagine, dall’altro di far sì che tale immagine rimanesse fissata per un lungo periodo di tempo e non solo per pochi istanti.
In primo piano vengono messi i padri della fotografia e conoscenze nel campo dell’ottica e della chimica.
Le diverse risposte hanno preso nomi di dagherrotipo, calotipo e tanti altri ancora.
Come è fatta una macchina fotografica?
Una macchina fotografica possiede questi elementi basici: il corpo della macchina, l’obiettivo, l’otturatore, il diaframma, il mirino, il piano focale e la pellicola se stiamo parlando di una macchina fotografica analogica.
Ognuno di essi ha funzioni specifiche e ben precise.
Nel corso del tempo sono stati effettuati delle ricerche e degli sviluppi notevoli, andando ad incrementare ulteriori elementi e rendendo più variati i tipi e gli utilizzi delle fotocamere.
Le prime macchine fotografiche
L’apparecchio inventato da Disdèri fu una grande invenzione perché permise di realizzare contemporaneamente più ritratti, grazie alla presenza di più obiettivi e di diffondere l’uso della fotografia anche tra il pubblico meno abbiente.
L’apparecchio stereoscopico permise, invece, di creare un effetto tridimensionale.
Le prime macchine fotografiche erano poco più che delle camere oscure. Esse richiedevano tempi di esposizione molto lunghi, le lenti erano ancora rudimentali e i processi di sviluppo delle lastre erano lenti e complessi.
Il miglioramento di tutte queste parti, permise la nascita della fotografia di massa.
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